mercoledì 17 settembre 2008

Fascismo-antifascismo? Macchè, il potere logora chi non ce l'ha...e Fini non ce l'ha

Fascismo, antifascismo. Uno scontro storico che non trova più fondamento a 63 anni dalla fine della guerra e a 25 dall’ultimo caduto in nome e per conto di quella pseudo democrazia antifascista, che se non è antifascista non può essere democrazia. Chissà cosa ne penserebbero Pericle o Aristotele.Ma a ben guardare tutto ruota attorno ad un falso problema. Perché? Perché a porlo sul piatto della discussione mediatica, si badi bene mediatica e non politica, è stato colui che nel 1992 scriveva dalle colonne del Secolo d’Italia parole d’amore e riconoscenza ai reduci delle X Mas, colui che definì Benito Mussolini il più grande statista del ‘900 e via dicendo. L’elenco sarebbe lunghissimo.Ma di che cosa e di chi stiamo parlando. Di una persona che è diventato, non fascista, ma di destra vedendo “Berretti verdi” con John Wayne, non certo il massimo della cultura di destra. Di un segretario nazionale del Fronte della Gioventù imposto e non votato perché finito al quinto posto. E questo fu il più grande errore di Giorgio Almirante. Di una persona che non ha mai guardato al partito e soprattutto ai suoi militanti. Soprattutto a loro. Di una persona che aveva stabilito tutto il suo percorso compresa Gerusalemme ed il “male assoluto”. Compresi i valori dell’antifascismo. In molti che ne accorgemmo subito chi era Fini, altri se ne sono resi conto dopo. Altri ancora se ne stanno rendendo conto. Ma, soprattutto, se ne renderanno conto gli italiani. E anche tutti coloro che, nonostante tutto, ancora gli scodinzolano dietro sperando di ottenere uno di quei 30 posti del 30% per cento. Curioso, 30 posti e 30 %, proprio come i 30 denari. Che ci sia un messaggio esoterico dietro a tutto questo? Chissà.Il problema di fondo però è un altro. Dobbiamo premettere che fondamentalmente agli italiani non gliene importa un fico secco della diatriba fascismo-antifascismo, altrimenti non avrebbero votato La Destra, non avrebbero mandato Alemanno al Campidoglio (non è fascista, benissimo ma ha pur sempre rappresentato quel pensiero per decenni a Roma), An al governo. Insomma la favola del popolo antifascista, dell’uccidere un fascista non è reato è morta e sepolta. Almeno per ora. Almeno fino a quando non la smetteranno di varare leggi liberticida per togliere la sovranità elettorale al popolo per riunirla nelle mani dei soliti noti e pochi. In questo modo si formano dei ghetti sia destra che a sinistra e come al solito, si scatenano le forze opportuniste per creare ad arte la nuova strategia della tensione e dare solidità ai due maggiori partiti. E’ una storia vecchia e già vista che ha mietuto centinaia di vittime e che non va certo ripetuta.Ma torniamo al nostro Fini. Il macigno che ha gettato nel lago della destra italiana ha un solo obiettivo finale: quello della sua scalata alla poltrona di leader del Pdl. Scalzando Berlusconi o attendendone l’uscita dalla scena politica per limiti d’età, o forse per la sua dipartita (questo suo augurio non è certo un mistero dal momento che lo disse in Transatlantico, almeno come riportano le cronache). E’ questo il suo unico scopo. Accreditarsi presso i poteri forti internazionali liberandosi per sempre di un peso (per lui lo era il suo passato politico di cui raramente è stato protagonista, anzi diciamo mai almeno sulle piazze) e assurgere a leader indiscusso del più forte partito mai esistito in Italia. Fantapolitica? Niente affatto, perché quanto affermo, di fatto, sono parole che il suo portavoce nonché ministro ha pronunciato in una cena avvenuta ieri sera a Milano, in Corso Sempione. Ronchi afferma, testualmente (anche se sicuramente smentirà): “Non mi ritengo antifascista, per i miei trascorsi e per la mia famiglia, ringrazio An per come mi ha accolto e ringrazio tutti voi se oggi sono qui in veste di ministro, non rinnego i morti passati, come potrei farlo, (attimo di commozione… falsa sicuramente) ma la nostra fede, la fedeltà, mi chiedo a chi…..”Poi il ministro prosegue e chiede la mobilitazione di tutti i presenti: ancora testualmente… “dobbiamo formare quanti più tavoli possibili per il 3 ottobre, quando al Palalido di Milano ci sarà il primo grande incontro di militanti di An e Fi, alla presenza di Silvio Berlusconi, Fini e tutti i vertici dei due partiti, ci saranno le tv di tutto il mondo compresi quelli della carta stampata, ci sarà un effetto mediatico da far impallidire i mondiali di calcio…”, quindi ha spronato i commensali a far partecipare quanta più gente possibile per la prima gara con i colleghi di Fi, e tutto questo per portare, sempre testualmente “…Il nostro Presidente Gianfranco Fini ai vertici del Pdl, per farne l’unico e grande leader del Popolo delle libertà…”. Chissà come ne sarà contento Silvio Berlusconi.Volevate dunque il reale perché di quella assurda dichiarazione di Gianfranco Fini? Eccola, non c’è nessun’altra verità se non questa. La voglia di potere sa distruggere uomini e idee ma soprattutto, come disse Andreotti, “logora chi non ce l’ha”.
Stefano Schiavi

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